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Un prete boccia la scelta del Papa: "Farò la guerra al cardinale Scola"

Ribellione di don Giorgio de Capitani, parroco in una frazione di Rovagnate, non nuovo a colpi di testa. Lettere di fuoco tra il prete lecchese e il vicario generale della Curia milanese, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli.

Rovagnate - Dal pulpito della lillipuziana parrocchia di Sant'Ambrogio al Monte, frazione di Rovagnate, un prete minaccia la cattedra ambrosiana. Don Giorgio De Capitani, ha accolto il nuovo arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, (foto) originario di Malgrate, parando a lutto il suo sito internet. Dal web, don Giorgio ha lanciato la scomunica, l'ennesima fulminata dal personalissmo Sant'Uffizio composto da lui medesimo, contro il Papa, il cardinale, Comunione e liberazione, nonchè tutti quelli che non si sono convertiti al dongiorgio-pensiero. Dalla Curia, che per tanti anni ha lasciato fare, si sono affrettati a chiedere la rimozione degli scritti offensivi: si è fatto vivo lo stesso vicario generale, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, attraverso un'intimazione dal valore di “precetto penale”, ai sensi del diritto canonico.

MENO ADATTO. De Capitani ha opposto un secco rifiuto. In sostanza  ha ribadito le proprie posizioni, anzi rincarato la dose scrivendo al vescovo così: “...Scola è il meno adatto a reggere la nostra Chiesa milanese. Comunque, la promessa l’ho fatta a Tettamanzi che è stato l’unico a capirmi. D’ora poi ci sarà guerra, e sapete nemmeno ciò che ho in mente di fare. Non cercate neanche di togliermi la parrocchia, perché qui farò una Comunità auto-gestita, e sarà il via alla rivoluzione… Saluti, don Giorgio”.

DI TASCA SUA. In seguito, il prete di Sant'Ambrogio al Monte in quel di Rovagnate deve essere venuto a conoscenza delle conseguenze del suo comportamento, ovvero il rischio di sospensione a divinis causato dal rivendicare le “espressioni sconvenienti e ingiuriose nei confroni della Santa Sede, dell'arcivescovo eletto di Milano, di sacerdoti e fedeli di un movimento ecclesiale, il tutto con l'incitamento alla disobbedienza rivolto ai fedeli”: questi gli addebiti contenuti nella missiva di mons. Redaelli. In soldoni, don Giorgio avrebbe forse messo in piedi la sua comunità auto-gestita, come minacciato nella replica alla curia ambrosiana, ma di tasca sua e senza i soldi della odiata Chiesa ratzingeriana.

MADRE DELLE BATTAGLIE. Alla fin dei conti, il prete ha rimosso lo scritto incriminato, rivelando al contempo di averne tenuto in sospeso un altro d'identico tenore, ma ha confermato la bellicosità della sua risposta alla curia, in nome della “dottrina” che trasuda dalle pagine del sito dongiorgio.it: antiberlusconismo, antipapismo, antileghismo, antireligiosità, antitutto.  “D’ora poi ci sarà guerra, e sapete nemmeno ciò che ho in mente di fare”: e quella contro la cattedra di Sant'Ambrogio, per il prete di  Sant'Ambrogio al Monte sarà la madre di tutte le battaglie. Possibilmente con il sostegno dell'8 per mille.

13 luglio 2011